Floriano Pellegrino e Isabella Potì raccontano al Gambero Rosso il loro trasferimento nel centro di Martina Franca e le motivazioni che li hanno spinti a mettere fine al progetto di Lecce
Amati o odiati. Sono i Bros’. Belli, (ancora) giovani, provocatori, a una lettura superficiale presuntuosi. C’è chi li osanna e chi li denigra – gira tra gli addetti un comunicato, al quale dopo aver fatto le dovute verifiche non abbiamo dato alcun seguito, che li descrive come squali – ma una cosa è certa, la coppia Floriano Pellegrino e Isabella Potì, trentacinque anni lui, trent’anni lei e due figli al seguito, hanno fatto parlare di loro fin dagli esordi, otto anni fa. Un’era fa, se pensiamo a quanto sia cambiato il mondo, non solo quello gastronomico, da allora. Li abbiamo intervistati per sapere quale sarà il futuro dei Bros’ dopo la chiusura del ristorante a Lecce.
Perché avete deciso di chiudere dopo 8 anni?
È stata una decisione ponderata – abbiamo cominciato a ragionarci da poco prima del Covid – per dare linfa e una nuova visione al nostro percorso. Abbiamo sempre avuto un approccio radicale alle cose e questa scelta fa parte di un percorso che sentivamo necessario: lì (nella sede “storica” di Lecce, ndr) non potevamo spingere di più, ci trovavamo in un vicolo cieco.
Eravate in perdita?
Tra affitto, uffici, cassa stagisti e altre spese, pagavamo tantissimo ogni mese. Tutti soldi che abbiamo messo di tasca nostra, non c’era nessun investitore alle spalle. Abbiamo spinto più di chiunque altro in Salento, mettendo sempre tutto in gioco per portare avanguardia.
Ma eravate o no in perdita?
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