DARIO GIANCANE
Alone
presentazione e testo critico di Lara Gigante
7 – 27 giugno 2025
Orizzonti Arte Contemporanea Gallery
Piazzetta Cattedrale, old town, Ostuni
Gli esseri umani del futuro, infatti, sapendo ciò
che presumibilmente sapranno dei loro antenati
sulla Terra, si renderanno conto che solo per
una breve era, durata meno di tre secoli, un
numero significativo di loro simili credeva che
pianeti e asteroidi fossero inerti.
A.Gosh. La Grande Cecità
Ogni superficie porta con sé la traccia di una pressione: atmosferica, temporale, culturale. In questo solco si muove la ricerca e la pratica di Dario Giancane, dove il metallo reagisce e la forma trattiene un tempo, un luogo, una condizione.
Il lavoro si sviluppa attraverso sottrazione, resistenza ed esposizione, senza alcuna pretesa narrativa esplicita. Tuttavia, attraverso la disposizione delle forme e dei vuoti che segnano la materia, emerge una narrazione che si fa strada in modo implicito.
La lamiera ossidata, fragile e inerte simbolo di industria, abbandono e distanza, suggerisce la possibilità di abitare, contenere, durare.
Alone diventa, così, non solo un titolo, ma un enunciato secco, privo di commento, una condizione strutturale.
Oggetto di osservazione nei suoi mutamenti, nel lavoro di Giancane, il ferro non si limita a essere manipolato. Corrosione, perdita, residuo: sono eventi che la scultura raccoglie senza intervenire. Non è, quindi, la costruzione in sé a determinare il risultato, ma la tensione che si instaura tra il dentro e il fuori, tra ciò che si chiude e ciò che trapela. Le forme sono essenziali: case senza aperture, volumi isolati, oggetti trattenuti ai margini. Non evocano l’interno, non promettono accesso. Sono corpi che reggono se stessi, sospesi tra funzionalità e fallimento. Una grammatica ridotta che interroga indirettamente il paesaggio, sottendendolo, privato di rappresentazione diretta. Ciò che rimane è il peso di un contesto che non viene mostrato: quello del degrado ambientale, della rarefazione degli spazi comuni, della frattura tra soggetto e mondo. Eppure, non c’è denuncia. Le opere si pongono in ascolto di un tempo che non coincide con l’attualità: un tempo dilatato, geologico, in cui la solitudine non è solo una condizione psicologica, ma una condizione relazionale. È questa modalità percettiva – indiretta, disallineata, resistente all’enfasi – che Amitav Ghosh ha indicato come alternativa possibile alla “cecità culturale” nei confronti del collasso ecologico. Non si tratta di una narrazione della crisi, ma di un’immersione nelle sue forme quotidiane e immanenti. Lo rende possibile un linguaggio plastico, scolpito tanto dalla crudezza quanto dall’urgenza. La superficie ossidata, lacerata dal tempo, oltrepassa la simbologia del disastro, per farsi testimonianza di una realtà complessa, lontana dalle narrazioni retoriche. In questo senso, Giancane rifiuta ogni illusione decorativa, lasciando che il materiale si trasformi come una domanda sul nostro rapporto con il tempo e con ciò che sembra irrimediabilmente perduto. Ambivalente e reversibile, invece, il senso trasmesso dal titolo Alone: da un lato, la solitudine come isolamento; dall’altro, la possibilità di resistenza. La casetta senza porte né finestre che appare nelle opere assume una valenza ambigua: chiusa e forse inaccessibile, ma anche protettiva, rifugio o barriera, uno spazio che isola e, al contempo, è resistenza alla disgregazione.
Alone diventa così il segno di ciò che, nonostante l’abbandono, può ancora resistere, trasformarsi, rigenerarsi.
Anche l’allestimento si inserisce in questa prospettiva, non risolvendo la tensione, al contrario, prolungandola. Le opere, disposte come presenze mute, lasciano che sia lo spazio – nei suoi vuoti e articolazioni – a costruire una lettura. Ogni elemento è in relazione con l’altro senza gerarchia, come in un paesaggio disseminato, in cui l’orientamento non è dato da principio, ma va ricercato. Una condizione che si traduce in forma di invito a un’attenzione non centrata, periferica, dove la soglia tra soggetto e ambiente si fa porosa. Nel rifiuto di ogni dicotomia – naturale/artificiale, figura/funzione, umano/non-umano – risuona una consonanza con il pensiero postumanista. Ma Giancane non intende illustrare teorie: ne condivide, piuttosto, l’orizzonte. Le sue opere non argomentano, non spiegano, semmai resistono, stando in un presente che non è né vittima né artefice, ma testimone di un tempo che continua a risuonare, nonostante tutto.
Biografia
Dario Giancane, nato nel 1982, vive e lavora ad Arnesano, in provincia di Lecce. Artista e professionista del settore creativo, ha sviluppato una carriera eclettica, operando in diversi ambiti dell’arte, con una forte propensione alla sperimentazione e all’innovazione. Le sue opere, principalmente scultoree e realizzate con metalli, sono presenti in collezioni private e pubbliche.
Nel 2019, Giancane fonda il Museo Materdomini, un centro di ricerca e studio dedicato all’arte contemporanea, situato nel cuore della Valle della Cupa, ad Arnesano. Questo spazio si distingue per il suo approccio integrato, dove le installazioni artistiche, proprie e di altri artisti, si fondono con il paesaggio circostante. Il museo promuove un dialogo tra arte, natura e territorio, incoraggiando la ricerca e l’esplorazione della materia in un contesto che valorizza l’identità storica e culturale del luogo.
Nel febbraio del 2025 pubblica la sua prima monografia “MATERDOMINI visione di un luogo nel contemporaneo”; attualmente è docente di Tecnologie dei nuovi materiali presso l’ Accademia di Belle Arti di Lecce.
Dario Giancane
Alone
presentazione e testo critico di Lara Gigante
Dal 7 al 27 giugno 2025
Opening hours: Monday to Saturday 10.30am – 2.30pm / 4.30pm – 6.30pm
Sunday 10.30am – 2.30pm
GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA Communication Manager
Piazzetta Cattedrale (old town) 72017 Ostuni (BR) Amalia Di Lanno
Tel. +39 0831 335 373 – Cell. +39 348 803 2506 www.amaliadilanno.com info@orizzontiarte.it – www.orizzontiarte.it
F: Orizzontiartecontemporanea