JOLANDA SPAGNO
Biografia
Dalla mostra “Surrealisma” a cura di Carmelo Cipriani – Settembre 2013.
Di un tempo sospeso, di un silenzio lontano, di un Passato e di un Futuro che non esistono, è quello di cui ci parla Jolanda Spagno con la sua “Sùrrealisma” dove due sentinelle vigili, morbide, dolci, si offrono di fare da traghettatrici attraverso foreste bianche ed immacolate, per l’ingresso in una dimensione altra e sospesa dell’Oggi.
E ancora una volta è il Viaggio il protagonista di questa mostra, un viaggio insolito però, un Viaggio nel Presente ma interiore, di ricerca di se stessi, abbandonando le paure e attraverso il coraggio di “andare oltre”, verso l’ignoto, verso il non conosciuto, verso un “Qui ed Ora” introspettivo.
L’accettare quella sfida, quella opportunità, ci apre a mondi altri ed improvvisamente il tempo non corre più orizzontalmente avanti o indietro ma si innalza e sprofonda verticalmente nel Qui ed Ora…le ansie si dileguano ed una quiete dolce ed ovattata ci avvolge; davanti a noi mondi bianchi e abissi di silenzi, di acque, di foglie… nel Qui ed Ora tutto è quiete, tutto è naturale, tutto è ordinato, tutto è acqua, tutto è aria, tutto è Vita e finalmente si scopre che questo è l’unico momento che abbiamo ed è l’unico momento per cui valga veramente la pena di vivere.
Ecco come Carmelo Cipriani ci fa entrare nel mondo ovattato di Jolanda Spagno (dal testo critico Oltre il Silenzio)
“Complice o spietato avversario, il bianco è presenza compendiaria e tautologica assenza. Con algida imposizione può annullare o rendere possibile ogni cosa. Il foglio, sua sensoriale trasposizione, è l’ineliminabile punto di partenza della creazione, principio di ogni progettualità.
Legata ad una figurazione esplicita, estetizzante ed allucinata, memore di certo surrealismo, Jolanda Spagno mantiene la sua ricerca in equilibrio perfetto tra bellezza formale e approccio criptico della realtà. Dal silenzio del supporto emerge l’immagine, sempre ambigua, più ritrovata che creata. Il volto di estranianti sentinelle o il profilo di un bosco o di un orizzonte lontano, sono apparizioni fragili e rivelatrici di un universo di energie segrete; ritratti e alberi uguali a se stessi, di fatto unici, affiorano delicatamente per condurci in una dimensione mitica e fiabesca, in un’alterità diacronica e sincronica.
Il suo peculiare linguaggio, lontano dal realismo ortodosso, delinea composizioni studiate in cui nulla è accessorio e tutto è essenziale. La consueta finzione del reale si destruttura nel raddoppiamento delle parvenze, originariamente generate da abbacinanti volumi di pierfrancescana perfezione. Aspirando alla dimensione ideale la figurazione è spinta ad estraniarsi dalla quotidianità, preferendo ad essa una visione magica ed evocativa, autenticamente poetica eppure problematica: un sogno che tende a farsi incubo nella sua sacrale e altera bellezza.
Ombra e luce, bianco e nero, si sfiorano in un incontro fluido e mobile, che si stempera a tratti in passaggi chiaroscurali rarefatti, in un gioco di tonalità grigie intermedie e mutevoli. Abbinando le doti primigenie del disegno all’ambiguità percettiva di immagini lenticolari, l’artista costruisce le sue opere confondendo i piani spazio-temporali. Mentre l’abilità tecnica, espressa nella resa anatomica ineccepibile e nei chiaroscuri calibrati, accresce l’inganno, inducendo a spostare l’ambito di riferimento in un altrove lontano, la trasmutazione alchemica degli elementi visivi rispecchia una riflessione esistenziale profonda, un’esortazione ad abbandonarsi alla trasformazione e a non opporsi ai passaggi di vissuto.
Metafore di un sincero sforzo ermeneutico, le sue opere conservano l’enigmaticità dell’ultima avanguardia storica, a cui non a caso è dedicata la mostra, intitolata Sùrrealisma, traduzione islandese del nome del celebre movimento primonovecentesco. L’Islanda, gelido paradiso, paese di per sé sibillino nella rarefazione abitativa e nel silenzio mediatico, è degno paesaggio e auspicato scenario per il lavoro dell’artista.
Mediante una pittura rarefatta nei mezzi espressivi e densa nei contenuti, procede per derivazioni e revisioni della forma. Quest’ultima, analizzata nelle sue molteplici capacità illusorie, si abbandona allo scavo antropologico e alle profondità psicologiche. Le figure appaiono bloccate in un tempo senza memoria, ma in cui tutti i ricordi si affollano e reclamano ascolto. In una sorta di fenomenologia dell’apparizione, generata dalla reiterazione iconica delle lenti olf, l’immagine acquisisce un aspetto decantato e sospeso.
L’atmosfera di sospensione metafisica, legata al muto dialogo delle forme e alla tensione evocativa dei rapporti chiaroscurali, tramutano le opere in visioni interiori, che ci invitano ad estraniarci dal vivere comune per intraprendere quella ricerca di verità a cui l’imperativo hic et nunc costantemente ci sottrae”. (Carmelo Cipriani)
E nel frattempo, in questa dimensione, nel Qui ed Ora di ognuno di noi, l’aria dolce di settembre apre altre porte ed altre visuali ci avvolgono… il bianco si addolcisce e in un battito di ciglia tutto improvvisamente si scolora, si solleva, si attenua, si sospende…
Lento.